Territori e comuni
Bivona
Bivona, anticamente denominata Bisbona o Bibona, ha origini molto oscure. I primi documenti che la citano risalgono all’età normanna, ma numerosi indizi hanno fatto pensare che essa sia molto più antica. Il territorio circostante è ricco infatti di testimonianze archeologiche che attestano la presenza dell’uomo in quest’area sin dall’epoca preistorica. Il nome latino Bisbona, rimanda probabilmente alla sua posizione tra due fiumi, il Magazzolo e il Rifesi, che ne rendonofertile il suolo.
La città presenta un carattere spiccatamente medievale ma è anche ricca di opere d’arte di epoche più tarde (che vanno dai primi del ’500 fino ai nostri giorni). Da segnalare sono per esempio i numerosi crocifissi lignei, di cui il più antico, attribuito a Francesco Trina, scultore di origine veneta, è degli inizi del ‘500. Esso è attualmente custodito nella chiesa Madre, ma proviene dall’antica Matrice così come la pregevole statua in marmo policromo della Madonna della Candelora, attribuita alla scuola di Domenico Gagini. La presenza nel corso dei secoli di numerosi ordini religiosi tra cui quello dei Gesuiti e dei Cappuccini, principali sostenitori della Controriforma, spiega il carattere spiccatamente retorico di varie opere, sia di sculture (Crocifissi e statue di Santi) che soprattutto di dipinti, collocabili in gran parte tra il ‘600 e il ‘700, ciò si può vedere per esempio nel dipinto raffigurante Sant’Ignazio e San Francesco Saverio ma anche nel Cristo Spirante di Andrea Bisogna,entrambi custoditi nella Chiesa Madre. Quest’ultima nasce infatti come chiesa del Collegio Gesuitico nella seconda metà del ‘600 ed ancora oggi manifesta, nonostante i vari rimaneggiamenti subiti attraverso i secoli, lo sfarzo tipicamente barocco.
Pregevole è anche il Fercolo tardo manierista di Santa Rosalia, scolpito dal sacerdote Ruggero Valenti , nei primi del ‘600.
Nei primi del ‘700 il Marchese Ignazio Maria Greco, stravagante personaggio appartenente ad una delle famiglie più illustri di Bivona, per non essere da meno agli altri nobili siciliani, si fece costruire un palazzo pieno di mostri di gusto tardo barocco. Esso esprime l’indole stessa del proprietario, personalità eccentrica e bizzarra, amante dell’arte e al tempo stesso uomo molto religioso,tanto da essere ricordato nel suo mausoleo, che si trova nella Chiesa dei Cappuccini, come “Pater patriae”ovvero benefattore e protettore dei bivonesi (il mausoleo fu scolpito dal noto scultore del ‘700 Filippo Pennino). Di notevole interesse artistico è ancora il “portale gotico-chiaromontano” dell’ex chiesa madre , importante testimonianza di quello stile architettonico che si sviluppò nel Trecento, durante il governo della famiglia Chiaramonte, signori di Bivona da 1363 al 1392, nel quale si espressero modelli figurativi tratti dall’architettura arabo-normanna, elaborati secondo linguaggi tipici delle arti applicate locali; il portale a sesto acuto, in pietra arenaria, porta in cima il rosone sul quale è scolpito lo stemma araldico dei Chiaromonte.
Ogni anno, nell’ultima domenica di agosto, si può partecipare a Bivona, alla Sagra della Pesca, occasione in cui l’intera città diventa una fiera per promuovere la pesca di Bivona e gli altri interessanti prodotti agricoli e dell’artigianato locale; in questo periodo inoltre vengono organizzate mostre e convegni su argomenti d’interesse storico, artistico e culturale in genere.
Il pacchetto escursionistico di Bivona si conclude con la visita nell’azienda agrituristica “Il Duca”, sede di molte attività legate al turismo naturalistico e alla valorizzazione della montagna; nell’azienda si organizzano corsi di trekking e di arrampicata libera, di giardinaggio e di cucina tradizionale; pecularietà dell’azienda sono: gli orti biodinamici, in cui a tutti è possibile coltivare le piante secondo i moderni metodi biologici e biodinamici, imparandone così i principi fondamentali; e “ il chiostro dei semplici”, un orto in cui si collezionano e si coltivano le erbe officinali, con cui in azienda, si preparano impacchi ed unguenti, secondo l’antica tradizione bivonese.
CATOGRAFIA BIVONA PARCO
Burgio
Le origini di Burgio probabilmente risalgono agli Arabi, i quali costruirono sulla sommità del pendio un imponente castello, che con la conquista del conte Ruggero dovette essere riedificato. Il Centro urbano si sviluppò successivamente attorno al castello e alla Chiesa Madre. A questi si affianca verso valle l'espansione avvenuta fra i secoli XVI e XVIII, con una struttura viaria che delimita comparti più ampi e regolari e forma slarghi sui quali si attestano complessi monumentali. L'impianto originario medioevale assume una singolare disposizione a chiocciola, con stradine tortuose e strette. La chiesa Madre è dedicata a Sant’Antonio Abate ed è stata edificata nel secolo XII e rimaneggiata nel corso del Cinquecento. All'interno è conservato un duecentesco crocifisso ligneo di elegante fattura di stile bizantino, che la tradizione sostiene essere stato intagliato da un pastore con il suo coltello. Annualmente nella seconda domenica di agosto il crocifisso viene portato in processione al Santuario della Madonna di Rifesi, a 8 chilometri dal paese, ed ivi rimane fino al mese di ottobre. Il Santuario di epoca normanna con annesso un convento Benedettino, è stato edificato nel 1170. Il prospetto della chiesa è ornato con una serie di arcate cieche che lo contraddistinguono rispetto analoghe architetture contemporanee. Il crocifisso del Rifesi è molto venerato dai burgitani che raggiungono il Santuario anche a piedi scalzi in segno di profonda devozione. Interessanti altre Chiese come San Vito e San Giuseppe. Quest’ultima è stata costruita a cavallo fra i secoli XVII-XVIII; la cinquecentesca Chiesa di S. Vito custodisce all'interno una bella statua del Santo, scolpita da Antonello Gagini nel 1522. La peculiarità della cittadina consiste nell'essere l'unico centro siciliano di produzione di campane artigianali che vengono esportate in ogni parte del mondo. Interessante è infatti la visita della fonderia Virgadamo per vedere il ciclo di lavorazione delle campane che, per avere un suono puro, dolce e intenso, devono subire particolari trattamenti.
Burgio è anche il paese delle terracotte prodotte, soprattutto, per essere usate quali bummuli, quartare, lancedde, lemmi e cannate.
Dal Santuario inizia la passeggiata all’interno dell’antico bosco. L’area boscata del Rifesi fa parte della Riserva Naturale Orientata Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio; il bosco naturale è, in gran parte, costituito da formazioni di querceti, soprattutto di Leccio e Roverella che, con l’inserimento di altre specie ed un ricco sottobosco, formano un complesso boscato ricco di aspetti naturali interessanti, dal punto di vista ambientale, geobotanico e paesaggistico. Il nucleo naturale più antico è il bosco di Sant’Adriano dove Leccio (Quercus ilex) e Roverella (Q. pubescens) si alternano e si sviluppano in formazioni differenti.
CARTOGRAFIA BURGIO E PARCO
Cammarata
Il territorio di Cammarata è stato abitato in ere remote da popolazioni di civiltà primitive mentre, in tempi relativamente recenti, vi hanno trovato dimora popolazioni greche e romane. Alcuni storici attribuiscono l'origine di Cammarata ai musulmani o ai normanni. Tra gli itinerari proposti , oltre alla passeggiata sul monte Cammarata, vi è sicuramente la visita ai ruderi del Castello, del quale permangono due torri e parte delle mura di cinta. Le Chiese all'interno del tessuto urbano, come la Chiesa Madre, dedicata a S. Nicola di Bari, il cui originario impianto è risalente al secolo XII, modificato in età barocca, che conserva una tela di Pietro d'Asaro raffigurante la Madonna della Catena; interessante inoltre la Chiesa di San Vito e la Chiesa dell'Annunziata. Da vedere il complesso conventuale dei Domenicani.
CARTOGRAFIA CAMMARATA E PARCO
Castronovo di Sicilia
Castronovo di Sicilia è un piccolo borgo medievale sorto su di un pendio vicino alle sponde del fiume Platani, in un territorio di origini antichissime. Numerosi infatti sono i reperti e le tracce che dimostrano l'esistenza di abitati sin dall'epoca protostorica. Il nome del paese ha origini normanne Castrum Novum il cui significato è nuovo castello.
Ellenizzato per la sua importanza strategica tra la valle del fiume Platani e del fiume Torto, venne successivamente distrutto probabilmente in periodo romano. Per quanto riguarda gli aspetti monumentali si ricorda la Chiesa Madre della SS. Trinità eretta nel 1404 e nuovamente edificata nel XVIII secolo, la Chiesa della Madonna del Rosario costruita nel 1666, alcuni resti dell'antico Castello di epoca normanna.
CARTOGRAFIA CASTRONOVO DI SICILIA E PARCO
Chiusa Sclafani
CARTOGRAFIA CHIUSA SCLAFANI E PARCO
Contessa Entellina
CARTOGRAFIA CONTESSA ENTELLINA E PARCO
Filaga
Giuliana
Palazzo Adriano
Palazzo Adriano è un’antica cittadina medievale immersa nei boschi della suggestiva vallata del Sosio. All’interno della splendida piazza del paese sorge la Chiesa di Maria Santissima Assunta,
costruita nel 1532; la Chiesa di rito greco-bizantino fu restaurata e ampliata nella seconda metà del diciottesimo secolo quando acquisì le forme attuali.
La Chiesa, oltre ad essere un monumento in cui sono riportati gli elementi fondamentali della teologia orientale, contiene anche le tombe di alcune personalità illustri della comunità albanese con le prime lapidi esistenti in lingua albanese, oggetti questi di grande interesse storico e culturale. L'interno presenta una struttura a tre navate, finemente decorate da eleganti stucchi parietali. Di notevole interesse artistico è anche la pregiata Vara Processionale, contenente il Santissimo Crocifisso portato in paese da profughi albanesi prima del 1482; essa è databile al 1639 e si presenta in legno finemente intagliato e ricoperta da lamine d'oro.
In occasione della festa di San Giuseppe,nel mese di marzo, nel paesino di Palazzo Adriano, è tradizione ringraziare il santo per la grazia ricevuta allestendo delle tavolate, simili ad altari, con pane lavorato in diverse forme. Le varie forme e i vari colori che si radunano hanno un significato simbolico a sfondo religioso. I commensali principali sono tre che rappresentano la Sacra Famiglia: Gesù, Giuseppe e Maria ai quali il padrone di casa serve le vivande della tavola.
CARTOGRAFIA PALAZZO ADRIANO E PARCO
Prizzi
S. Giovanni Gemini
L’altra escursione prevista è la visita alla cittadina di S. Giovanni Gemini, piccolo paese posto sul fianco di nord-est del Monte Cammarata e illuminato dalla verde Pineta, in particolare in occasione della Festa del Carro di Gesù Nazareno. La celebrazione, che si svolge nella seconda domenica di giugno, inizia con la processione del carro, una torre alta venti metri adagiata su una barca trainata da quattro buoi. L'imponente struttura, costruita in legno e ornata da angeli, fiori, colonne e insegne di confraternite religiose, termina in una grande croce. L'intera scena che si svolge per le vie del paese è curata nei minimi dettagli dagli artigiani locali che concorrono tra di loro per la più bella esecuzione. La torre è tirata anche da lunghe e robuste funi tenute dai numerosi fedeli. Sul carro trovano posto i componenti di due orchestre che intonano musiche sacre, mentre dall'alto vengono sparsi sulla folla petali di fiori. Tutta la festa presenta delle forti analogie con quella di Santa Rosalia che si tiene a Palermo.
Una interessante escursione naturalistica è rappresentata dalla sorgente di “Acqua Fitusa ” che si trova ad otto Km dal centro di San Giovanni Gemini. Le sorgenti emergono a ridosso di un costone roccioso che si affaccia prevalentemente ad Est, nella contrada San Crispino, a Nord della più nota contrada Puzzillo. Le grotte di “Acqua Fitusa ” rivestono particolare interesse per la loro formazione geologica, nonché per la loro importanza storica. Esse ricadono su un territorio un tempo appartenente al Sac. Giuseppe Longo, il quale verso la fine dell’800 vi costruì un edificio probabilmente destinato alle cure termali, ormai da tempo abbandonato. Le acque si trovano all’interno di grotte che si fanno risalire all’età della pietra e dove sono state trovate tracce di vita umana. Le grotte particolarmente quelle di contrada Puzzillo, non sono mai state adeguatamente esplorate, ma molti reperti litici e i manufatti rinvenuti consentono di affermare che esse furono abitate in periodo epipaleolitico. Nel corso di qualche esplorazione sono stati pure rinvenuti cocci di materia fittile, di ceramica liscia e dipinta. La grotta è costituita da un piccolo androne profondo pochi metri con un’apertura nella parte terminale che immette nella grotta vera e propria. Superata questa apertura, ci si trova all’interno di una gigantesca cupola, nella quale a far da padroni assoluti sono i pipistrelli. Le dimensioni della grotta sono impressionanti: alta almeno 20 m, essa ha un diametro di circa 50 m. Bellissime sono le formazioni tipiche di questi luoghi, stalattiti e stalagmiti che ricoprono la volta e il suolo della grotta che assumono varie colorazioni (bianco, rosa e nero). Le acque delle sorgenti, classificabili come minerali, ipotermali, sulfuree-salsobromo-iodiche-alcaline hanno particolari proprietà terapeutiche nella cura di molte malattie della pelle.
CARTOGRAFIA SAN GIOVANNI GEMIN E PARCO
Sambuca di Sicilia
CARTOGRAFIA SAMBUCA DI SICILIA E PARCO
Santo Stefano Quisquina
Il casale di S. Stefano nacque come piccolo villaggio agropastorale, in un territorio di proprietà di Sinibaldo, padre di Santa Rosalia, signore dei Monti delle Rose e della Quisquina. Il suo nome deriva dal greco stephanos, “corona di monti”, riferito alla corona dei monti della Quisquina che lo circondano e dove fu ritrovata la grotta che S. Rosalia abitò durante il suo eremitaggio; nello stesso luogo, immerso nel bosco, fu costruito, nel 1600, il complesso dell’Eremo della Quisquina.
Del suggestivo complesso dell’Eremo fanno parte il convento eremitico, la chiesa barocca, la cripta e la grotta di difficile accesso in cui la Santa dimorò per dodici anni.
Da S. Stefano si percorre la tradizionale Salita alla Quisquina in onore a Santa Rosalia, a
piedi o a cavallo,attraverso un antico sentiero che si insinua nel bosco della Quisquina e che incrocia nelle vicinanze dell’Eremo la secolare “quercia di S. Rosalia”: la leggenda narra che sotto le fronde di questo albero maestoso, la Santa pregasse al riparo dalla calura estiva.
Nelle vicinanze dell’Eremo, al limitare del bosco della Quisquina, si visita inoltre l’azienda agricola “Rocca Reina”, importante polo per il turismo naturalistico e rurale della zona; l’azienda ricade in parte all’interno di un SIC ed offre una serie di servizi per la fruizione dell’ambiente naturale e la valorizzazione del paesaggio rurale e dei manufatti tradizionali: vi sono infatti percorsi naturalistici, che si possono effettuare anche a cavallo degli asini allevati in azienda, due orti botanici in cui sono raccolte in particolare erbe officinali e piante aromatiche della tradizione siciliana; in azienda è possibile visitare inoltre i pagghiari , l’aria e il marcatu, antichi manufatti contadini che il proprietario ha recuperato.
Poco fuori dal paese, su di un pizzo che domina la vallata del Magazzolo, si trova l’ottocentesca chiesa di S. Calogero raggiungibile anche a piedi attraverso un sentiero nel bosco, in questo luogo suggestivo ogni estate si celebra l’antica festa del Santo.
CARTOGRAFIA SANTO STEFANO QUISQUINA E PARCO